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Sfratto col gas per gli abitanti di un foyer di Mosca

Mercoledì 25 giugno, le truppe d’assalto del Servizio Federale delle guardie penitenziarie sono penetrate in un foyer al numero 19 di via Iasni Proezd, nella zona Nord di Mosca, per sfrattare con la forza un gruppo di famiglie ivi residenti. Da anni il Servizio Federale cerca di prendere possesso dei luoghi per assegnarli ai propri dipendenti. Poiché le procedure giudiziarie sono troppo lente secondo il gusto dei raider, la direzione moscovita del servizio ha deciso di forzare i tempi.

È necessario fare un passo indietro per capire la situazione. Il foyer, che in origine era di proprietà dello Stato, dipendeva dalla fabbrica tessile “Smena”, che vi alloggiava i propri dipendenti. All’inizio degli anni ’90 il governo di Mosca vi ha alloggiato anche i rifugiati in fuga da zone di guerra in diverse repubbliche dell’ex Unione Sovietica, in particolare dall’Abakhazia e dall’Azerbaijan. Nel 1994 il foyer è stato privatizzato in modo illegale dalla fabbrica “Smena”. Dopo il fallimento di quest’ultima, il foyer è stato assegnato al Servizio Federale delle guardie penitenziarie, senza tenere conto di chi già vi risiedeva. Circa 132 famiglie vivono nel foyer dal 1979, da quando la “Smena” ha fatto ricorso alla mano d’opera della regione. A queste famiglie, residenti da quasi trent’anni nel foyer, si sono aggiunte 16 famiglie di rifugiati arrivate all’inizio degli anni ’90. Queste centinaia di persone hanno formalmente il diritto di vivere nella residenza, ma in realtà sono inesistenti, cancellate dalle liste, vendute e comprate con i locali come semplice arredamento.

Questi passaggi di mano riguardano milioni di inquilini di foyers in tutta la Russia, vittime del nuovo Codice abitativo e delle logiche disumane del mercato immobiliare. Il foyer di Iasni Proezd è tuttavia noto nell’intero paese come il luogo da cui, all’inizio del 2005, è partita la lotta degli inquilini dei foyers e dei lavoratori per difendere il proprio diritto alla casa.

Gli inquilini di questo foyer sono stati i primi ad organizzarsi in un comitato e a lanciare appelli in tutta la città e in tutto il paese, affinché gli inquilini dei foyers facessero sentire la loro voce. Solo dopo numerose manifestazioni e giornate di lotta interregionale, la precaria situazione degli inquilini dei foyers ha attirato l’attenzione delle autorità, che hanno riconosciuto loro ufficialmente, nel 2006, la tutela del proprio diritto ad un alloggio fisso… a condizione peró che il foyer sia comunale. Il problema è che la maggior parte dei foyers è stata privatizzata in modo illegale negli anni ’90 all’insaputa degli stessi inquilini. E verso l’inizio del 2000, quando i nuovi proprietari hanno cominciato a “trarre profitto” dai loro immobili, era già troppo tardi per poter reagire, poiché i termini di prescrizione per il ricorso alla giustizia erano scaduti.

Gli inquilini di Iasni Proezd hanno comunque reagito in tempo e denunciato già da molto l’occupazione illegale dello stabile da parte del Servizio delle guardie penitenziarie. Dopo diverse svolte nella vicenda giudiziaria – sentenze talvolta favorevoli agli inquilini e talvolta al Servizio federale, a seconda della composizione della giuria – la questione è ancora oggetto di dibattito in sede giudiziaria. Le guardie penitenziarie non hanno quindi nessuna motivazione legale per ottenere lo sfratto degli inquilini del foyer e ancor meno per sfrattarli essi stessi con la forza.

Invece è quello che è successo. Il primo assalto ha avuto luogo martedì 24 giugno. Si sono presentati innanzitutto i commissari di polizia, muniti di ordini di sfratto rilasciati dal tribunale a carico di sei persone, rifugiati non registrati legalmente nel foyer, ma che vivevano lí con le loro famiglie. Dopo aver constatato che i rifugiati in questione avevano figli piccoli a carico, non iscritti nell’ordine di sfratto, i commissari si sono ritirati. Ma dopo di loro è arrivato un centinaio di energumeni: impiegati dei servizi carcerari e delinquenti, probabilmente utilizzati per lavori poco puliti. Questi sono penetrati, attraverso la scala di sicurezza, fino al terzo piano (dove si trova la maggior parte dei rifugiati), hanno bloccato le porte di accesso al piano, sfondato le porte delle camere dei rifugiati e pestato gli inquilini che opponevano resistenza. Gli inquilini degli altri piani dello stabile, accorsi in aiuto, sono stati violentemente allontanati. Ha avuto luogo una vera e propria battaglia, ma a fine giornata il terzo piano era stato liberato dei suoi inquilini e occupato dal Servizio delle guardie penitenziarie. Le famiglie dei rifugiati, con i bambini e tutte le loro cose, erano state cacciate via. Sei famiglie in totale.

Nella notte fra il 24 e il 25 giugno, la maggior parte delle famiglie dei rifugiati sfrattati e un gran numero di inquilini dello stabile, cosí come simpatizzanti venuti a sostenere la lotta contro gli sfratti forzati (soprattutto giovani militanti politici e inquilini di altri stabili minacciati), hanno montato la guardia e passato la notte riuniti al secondo piano, pronti a respingere un eventuale attacco.

La notte è trascorsa tranquilla e l’indomani, nel primo pomeriggio, gli inquilini e i loro sostenitori hanno deciso di riprendere possesso delle camere al terzo piano. È arrivato ad appoggiarli Sergeï Mitrokhin, deputato del Consiglio Comunale della città di Mosca e nuovo Presidente del Partito Iabloko. Incoraggiati dalla presenza di una personalità ufficiale e delle telecamere, gli inquilini hanno forzato le porte del terzo piano e i rifugiati hanno ripreso possesso dei luoghi. Ma non per molto… A fine pomeriggio, chiamati i rinforzi, le truppe del Servizio delle guardie penitenziarie hanno lanciato un secondo attacco, ancora più brutale del primo. Il terzo piano è stato evacuato rapidamente ed è stato tentato un assalto al secondo piano, dove si erano barricati gli inquilini che opponevano resistenza e i militanti. È stato fatto uso di gas lacrimogeni. Molti inquilini, compresi donne e bambini, sono stati picchiati. Ma il secondo piano ha resistito. E continua ancora a resistere a qualche giorno di distanza. I militanti, accorsi in aiuto degli inquilini sotto assedio, ma bloccati all’esterno dello stabile dalle truppe d’assalto, sono stati ferocemente pestati e arrestati dalla polizia per “turbamento della quiete pubblica”… Hanno trascorso la notte al posto di polizia.

L’accaduto ha prodotto un gran clamore nella stampa russa, grazie anche all’intervento di alcuni uomini politici come Sergeï Mitrokhin e altri, ma soprattutto perché il cinismo delle lotte immobiliari ha raggiunto il culmine. Ne sono vittime, in primo luogo, i rifugiati. Aspettano il loro turno gli inquilini “comuni” che vivono da decenni nel foyer in attesa di un appartamento “popolare” promesso dallo Stato ma che non arriverà mai. Il Servizio Federale incaricato di mantenere l’ordine nelle prigioni si è permesso di usare la forza contro dei cittadini pacifici in violazione di tutte le leggi e di tutte le sentenze.

Quando i secondini usano i metodi dei galeotti per sfrattare i residenti indesiderati da uno stabile a cui ambiscono…